Massimo L. Salvadori è professore emerito all’università di Torino, dove ha insegnato Storia contemporanea e Storia delle dottrine politiche.
Tra i titoli da lui pubblicati ricordiamo Cinque minuti prima delle nove (Claudiana, 2014), Democrazia. Storia di un’idea tra mito e realtà (Donzelli, 2015), Storia d'Italia. Il cammino tormentato di una nazione 1861-2016 (Einaudi, 2018), Da un secolo all'altro. Profilo storico del mondo contemporaneo 1980-2022, Donzelli, 2022. Per il nostro convegno, segnaliamo in modo particolare il suo saggio L'antifascista. Giacomo Matteotti, l'uomo del coraggio, cent'anni dopo (1924-2024), Donzelli 2023.
L'antifascista. Giacomo Matteotti, l'uomo del coraggio, cent'anni dopo (1924-2024)
«Giacomo Matteotti condusse una opposizione intransigente nei confronti del fascismo, la cui natura e pericolosità aveva acutamente compreso e denunciato per tempo. Fu l’uomo del coraggio. Per questo il fascismo volle che fosse consegnato alla tomba, così da farne tacere la voce». Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti, segretario del Partito socialista unitario, fu rapito e trucidato a Roma ad opera di una squadra di sicari fascisti, colpevole di aver osato in un celebre discorso alla Camera denunciare che le elezioni politiche svoltesi il 6 aprile di quell’anno erano avvenute in un clima di sistematiche violenze e di brogli sfacciati. Matteotti pagò con la vita il suo coraggio.
Matteotti entrò nella leggenda: fuori dai confini dell’Italia fascista egli divenne, negli anni del regime, il simbolo della lotta contro il fascismo; in un gran numero di piazze gli vennero eretti monumenti; pittori, scultori e poeti gli dedicarono opere. Durante la guerra di Spagna e la Resistenza combatterono Brigate ispirate al suo nome. In Italia, sconfitto il fascismo, la figura di Matteotti fu finalmente riscoperta, ma non fu celebrata come avrebbe meritato: il Partito comunista e anche quello socialista, nella fase in cui rimase ad esso subordinato, lo considerarono, per un lungo periodo, un «socialdemocratico», un «riformista», insomma un eretico. La giusta valutazione del suo pensiero e della sua opera è stata resa finalmente possibile a partire dagli anni ottanta, quando venne avviata la pubblicazione completa dei suoi scritti.
Matteotti fu soprattutto l’uomo del coraggio, come testimoniano gli scritti raccolti nell’appendice al volume, composta da un lungo articolo di Andrea Caffi, socialista libertario, militante cosmopolita ed esule, dal titolo Cronaca di dieci giornate, pubblicato il 30 giugno del 1924, a ridosso del sequestro e dell’assassinio Matteotti, ricostruendone le fasi e documentandone le responsabilità e le ripercussioni politiche. Completa l’appendice del libro una breve scelta di articoli, lettere e discorsi di Giacomo Matteotti. La forza delle sue parole dimostra che egli fu un martire del fascismo esattamente perché ne era stato il lucido analista, l’accanito e conseguente avversario.